Tutto regolare mamma by Ed McBain

Tutto regolare mamma by Ed McBain

autore:Ed McBain [McBain, Ed]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mndadori - I Classici del Giallo
pubblicato: 1982-05-14T16:00:00+00:00


VIII

Roger seguì il poliziotto e la moglie fino alla biglietteria della metropolitana, dove i due si abbracciarono e si baciarono, poi la donna scese i gradini della stazione, e il poliziotto rimase qualche momento ancora sul marciapiede a guardarla scendere, poi sorrise per un suo pensiero intimo, si voltò, e si incamminò verso il posto di polizia. La neve cadeva più fitta e più in fretta con grandi fiocchi silenziosi, fitta nell'aria e fitta sotto i passi, ben attaccata al suolo, adesso, indurita dal passaggio della gente sì da rendere difficoltoso procedere.

Più d'una volta lungo la strada fu sul punto di affiancarsi all'agente investigativo e dirgli tutto. Durante il pasto aveva ascoltato a sufficienza da capire che quello era un uomo nel quale si poteva avere fiducia, eppure qualcosa continuava a trattenerlo. Mentre pensava a questa cosa strana, mentre seguiva il poliziotto e si chiedeva forse per la decima volta se doveva avvicinarlo adesso o aspettare finché non fossero alla stazione di polizia, gli sembrava di capire che il motivo per cui sentiva di potersi fidare di quel poliziotto stava nella maniera in cui l'aveva visto comportarsi con la moglie. Nel modo in cui i due si parlavano e si guardavano c'era qualcosa… qualcosa di bello, di buono, di nobile, qualcosa che aveva portato Roger a pensare che il poliziotto avrebbe capito tutto quello che era successo. Ma nello stesso tempo, per quanto potesse sembrare curioso, dato che in un certo senso era stata la moglie del poliziotto a indurre Roger a stimarlo, proprio l'esistenza della moglie era causa della sua riluttanza ad avvicinarlo. Là al ristorante, seduto vicinissimo a loro, Roger aveva partecipato, se pure passivamente, alla loro conversazione, ne aveva quasi fatto parte. Aveva osservato la faccia della donna, aveva visto il modo in cui lei guardava il marito, l'aveva notata quando appoggiava le mani sulle sue, aveva guardato tutte le piccole manifestazioni di tenerezza, i gesti affettuosi, la dimostrazione di un vincolo segreto fra marito e moglie, gli sguardi di sicurezza, di fiducia, di dolcezza, e improvvisamente si era sentito desolatamente solo.

Adesso, mentre camminava dietro l'agente investigativo, nel mondo bianco e silenzioso di neve, pensò ad Amelia e gli venne il desiderio di telefonarle.

"Aspetta" si disse "devi parlare col poliziotto."

Ormai erano vicini alla stazione di polizia. Il poliziotto si fermò accanto a un'autopattuglia parcheggiata davanti all'87° Distretto, e il poliziotto in uniforme seduto dalla parte del marciapiede abbassò il vetro del finestrino. L'agente investigativo si chinò a scambiare qualche parola con i due uomini seduti in macchina, poi si raddrizzò ridendo, e l'agente di pattuglia rialzò il vetro, mentre l'uomo si avviava all'ingresso dell'edificio e cominciava a salire i sette gradini.

"Aspetta" si disse Roger "devi…"

Esitò, fermo sul marciapiede.

L'agente investigativo aveva già aperto la porta ed era entrato. Il battente si richiuse adagio alle sue spalle. Roger era là davanti, fermo, in mezzo ai fiocchi di neve che cadevano grossi, umidi, pesanti. Poi mosse la testa, una sola volta, su e giù, con un movimento secco, si voltò e cominciò a cercare un telefono pubblico.



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